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martedì 8 settembre 2015

Il Matrimonio tradito

Da mesi sul blog di Sandro Magister (http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/ ) si è acceso un dibattito sul tema della concessione del Sacramento dell'Eucarestia ai divorziati risposati.
Un tema caldissimo, anche perché probabilmente sarà il tema cardine del prossimo Sinodo di ottobre.
A fronte dei brani del Nuovo Testamento chiarissimi in materia ("Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio" Mc 10,11-12; "Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (1Co 11, 27-29) si leggono le tesi più bizzarre.
Io stesso, alcune sere fa, in una cena in cui non conoscevo la maggior parte degli invitati, sono stato apostrofato dal mio vicino di sedia: "Ma come?! Occorre essere misericordiosi!". Dimenticando che perdono e misericordia pretendono il dolore del peccato e il proponimento di non peccare più.
Spesso si ritiene che la richiesta della Chiesa di uscire dalla condizione di unione con una nuova donna sia eccessivamente dura e impraticabile. Ma occorre riflettere con calma su questo punto.
Immaginiamo il caso di un matrimonio in cui l'amore tra i due sposi venga meno. E immaginiamo che l'uomo trovi improvvisamente l'amore con un'altra donna e questa gli chieda di chiudere l'esperienza precedente e convolare con lei a nuove nozze.
Se tale richiesta dovesse essere considerata legittima in virtù di un amore (il primo) che non c'è più e per dare compimento ad un nuovo (o più grande) amore, allora occorrerebbe presupporre che la storia si possa ripetere: cioè anche nel secondo caso l'amore potrebbe finire (o non essere più così intenso) e l'uomo potrebbe trovare un nuovo amore e decidere di lasciare la seconda moglie per una terza donna.
Se tutto ciò dovesse essere considerato moralmente accettabile, non si capisce perché la Chiesa sarebbe esagerata nella sua richiesta se chiedesse, anche lei, in virtù di un grande amore verso il sacramento dell'Eucaristia, di lasciare la condizione attuale per unirsi a Cristo nel sacramento.
Così ai sostenitori dei divorziati risposati non rimane che arrampicarsi sugli specchi; come accade anche all'autore di una lettera pubblicata da Magister il quale arriva ad affermare con sicumera: "La verità è che si è sovraccaricato di senso il sacramento del matrimonio".
Non si capisce chi e dove abbia sovraccaricato cosa. E soprattutto non si capisce in base a quale criterio si possa considerare "sovraccaricato di senso" un certo argomento.
Si arrampicano sugli specchi, ma finiscono con lo scivolare e sbattere contro un altro versetto del Vangelo.
"Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei...
... Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!" (Ef 5, 22-32).
Abbiamo trovato il colpevole: San Paolo ha sovraccaricato di senso il rapporto tra marito e moglie!
Come ha notato l'autore di un'altra lettera pubblicata da Magister, il numero dei matrimoni è in continuo calo, così pure quello dei matrimoni religiosi. E occuparsi così tanto dei divorziati (dopo matrimonio religioso) risposati e che desiderino pure il sacramento dell'Eucaristia è la nicchia di una nicchia in costante diminuzione.
Il vero obiettivo non è quello di occuparsi di una nicchia, ma di creare confusione tra i credenti.

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